Fino a pochi giorni fa il coronavirus veniva riportato da tutti i media internazionali come un problema sanitario confinato alla singola città di Wuhan, capoluogo della provincia di Hubei.

Mercoledì scorso, però, un 48enne di origini cinesi e con passaporto francese si presenta all’ospedale di Bordeaux: sintomi e luogo di origine sono inequivocabilmente ricollegabili al virus e la diffusione si estende anche all’Europa. Il motivo della sua visita? Incontrare partner locali per portare il vino francese in Cina. 

 

È a partire da questa storia, che come ovvio ci coinvolge in maniera diretta, che abbiamo deciso di provare a fare chiarezza sulla questione, confrontandoci con i nostri partner e collaboratori cinesi, così da provare a capire davvero quali potranno essere gli sviluppi dell’epidemia dal punto di vista socioeconomico e, soprattutto, le conseguenze sul mercato del vino. 

“Le occasioni in cui solitamente il consumatore cinese beve vino sono fuori casa, nei bar e nei ristoranti – ancora non ci sono molte persone che bevono vino “in privato”. Inoltre, in questo momento anche l’e-commerce è bloccato: la logistica delle spedizioni e le home deliveries sono ferme” esordisce Carmen, evidenziando il primo grande problema che bisognerà fronteggiare nelle prossime settimane quello dell’ansia collettiva. A fronte di poco più di 6000 casi confermati nel  mondo (qui la mappa aggiornata), il timore del contagio ha dato il via a una serie di misure drastiche da parte del Governo Centrale e ha portato con sé una vera e propria ondata di paura per le strade - sempre più vuote - di tutto il Paese. Non è un caso che il governo di Shanghai abbia annunciato un prolungamento delle vacanze di Capodanno al 9 di febbraio per tutte le aziende private e al 17 per le scuole. In questo contesto Adam pensa che “sarà il canale HORECA il primo a farne le spese e ci sarà un impatto non da poco anche sul settore retail”. 

 

Molto dipenderà quindi dalla durata dell’emergenza. Come ai tempi della SARS, infatti, il bel tempo e il caldo dovrebbero portare a un decisivo miglioramento della situazione. “Io credo che se, come dovrebbe, il tutto si sistemerà per il mese di maggio, nei confronti dell’import-export il colpo non sarà così duro. Dopo tutto gli ordini da parte degli importatori solitamente vengono piazzati già prima del nuovo anno” aggiunge Sophie; facendoci ben sperare che il problema più grande per chi commercia i propri prodotti in Cina sarà quello di gestire dei ritardi nei prossimi ordini ed essere attenti e consapevoli dell’inevitabile calo dei consumi medi durante il primo semestre dell’anno.  

 

Per questo continueremo a monitorare la situazione e a coglierne i continui mutamenti anche se, come conclude Nick e come ci auguriamo, “il desiderio comune è che questa epidemia volga al termine e si possa riprendere le normali attività il prima possibile.”