Secondo un sondaggio, il 31% di 338 aziende intervistate mette la burocrazia in prima posizione tra i problemi nell'espandersi in Cina.

Si tratta di una criticità molto forte: la maggior parte delle ditte internazionali combatte con le leggi e i regolamenti della burocrazia cinese; le lamentele più comuni ruotano intorno all’ottenimento delle licenze e dei permessi richiesti.

La nona regola del decalogo del mercato cinese richiede di attuare una corretta strategia per superare la burocrazia.

 

Per comprendere il problema, è necessario ricordare che in Cina lo stato di diritto si colloca in una zona grigia non ben definita e tutto quello che riguarda la burocrazia varia in base al burocrate di turno. Allo stesso tempo, la politica e il governo sono strettamente intricati con l’economia del Paese, perciò è utopico pensare di poter avere rapporti di business senza affrontare questo tema.

Non è raro che, in Cina, alcune leggi o modifiche di legge abbiano effetto retroattivo, o impattino sull’attuale stato dell’arte del lavoro di un’azienda.

Nel caso dei vini, ad esempio, i problemi maggiori si verificano in dogana, dove nuove ordinanze e misure possono bloccare i vini per mesi. Lo stesso vale per la tassazione, per la gestione dei pagamenti internazionali e per l’ottenimento di licenze e visti.

 

Lo stesso governo ha lanciato l’allarme per l’eccessiva burocrazia. Negli ultimi cinque anni, la Cina ha provato a creare un ambiente imprenditoriale migliore per le società nazionali e internazionali. Attraverso un processo di approvazione più semplice, commissioni societarie più basse e servizi basati sulla tecnologia, il governo sta trasformando le proprie funzioni per consentire al mercato di svolgere un ruolo più importante nell'economia.

Nonostante ciò, il consiglio è quello di circondarsi di figure capaci di muoversi agilmente nei contorti corridoi burocratici, dalle agenzie che possono supportare i processi di sdoganamento ai consulenti che possono aiutare a capire come intervenire per accelerare i tempi.