Se i consumi di vino in Cina crescono a livelli vertiginosi, c'è un altro settore che nel Paese del Dragone sta registrando un'escalation ancora maggiore: l'uso del canale digital che in dieci anni (2007- 2017) è cresciuto del 268% per un totale di 772 milioni di user (il 56% della popolazione).

Mettendo insieme le due cose – consumi e digitalizzazione – si può capire come le potenzialità siano ancora enormi. A partire dagli stessi acquisti di vino. Non a caso la Cina è il mercato con la più alta quota al mondo di acquisti online di vino: 19% (a volume) dietro solo - tra i canali di vendita dell'of trade - ai supermercati (51%). Per verifcare se il digitale e la conoscenza del vino viaggino realmente alla stessa velocità e come si possa far parlare loro la stessa lingua, l’Osservatorio Paesi Terzi di Business Strategies ha realizzato, in collaborazione con Nomisma Wine-Monitor, uno studio sulla percezione e il posizionamento del Made in Italy in Cina. Il sondaggio, fresco di analisi (si riferisce al mese di giugno 2018), è stato eseguito con keyword in lingua originale e in lingua inglese sui maggiori social network cinesi, WeChat e Weibo, oltre che sul principale motore di ricerca del Paese, Baidu (studio, quest'ultimo, che prende in considerazione gli ultimi 12 mesi: giugno 2017-g iugno2018). 

Sono molte le sorprese che questa analisi rivela: dal significato riconosciuto al concetto di "Made in Italy" fino ai dubbi sulla posizione geografica dell'Italia. Capire come viene percepito il prodotto italiano in Cina, soprattutto nel comparto enogastronomico, è fondamentale per conoscere meglio i nostri interlocutori e definire strategie di marketing più mirate. 

I dettagli nell'articolo scritto da Loredana Sottile per Tre Bicchieri, il settimanale economico del Gambero Rossoleggi l'articolo.